Nonostante solitamente qui a Discovered si tratti principalmente di esploratori che si sono coraggiosamente tuffati nell’ignoto, faremmo la figura dei negligenti se non ci prendessimo il tempo di parlare di quegli individui che hanno fatto enormi scoperte proprio nel giardino di casa. È questo il caso accaduto nel 2944, quando l’addetta scanner divenuta archeologa, Kamelia Ganesh, portò alla luce una scoperta incredibile su Croshaw, il primo dei Sistemi scoperti all’infuori di Sol.

Le seguenti parole fanno parte degli estratti di una storia orale registrata dal Museo Mōhio di Kevric City, Angeli.

Kamelia Ganesh: Un piccolo gruppo minerario aveva raccolto un reclamo nel Cluster Icarus [Croshaw Cluster Beta] e mi aveva assunta per fare dei controlli accurati. Avevo scannerizzato l’area per quasi due mesi. Erano il tipo di persone che prospettavano i siti dai quali i soldi facili erano già stati spremuti. Sono molte le operazioni indipendenti che credono non valga la pena lavorare alle vene più difficili, e la maggior parte delle volte hanno ragione. Tuttavia, se investi in equipaggiamento adeguato e disponi di un buon addetto scanner nel tuo libro paga – leggasi la sottoscritta – per esser certo di non buttare il tuo tempo, allora sì, qualche credito da guadagnare c’è. Ora, visto che parliamo di Croshaw, il reclamo era stato preso e ripreso più volte di un hab a ore di Jele, perciò ho dovuto veramente impegnarmi. Questo tipo di scannerizzazioni richiede disciplina. Mentre prosegui lentamente, metro dopo metro, la tentazione di ignorare qualche angolo si fa sempre più grande, ma è questo che separa i pro dai semplici appassionati. Forse è per questo che sono stata la prima ad intercettare il segnale.

A due giorni dalla scadenza prevista del suo lavoro, Kamelia riesce a rilevare un segnale provenire da uno dei piccoli ammassi di asteroidi.

Kamelia Ganesh: Lì per lì non sapevo cosa fare. Ad essere onesta l’ho quasi ignorato. Ma la settimana era partita bene ed avevo trovato una venatura bella grossa che si infilava dritta nel cuore di un asteroide recentemente incrinato. Una scoperta che bastava a ripagare completamente il lavoro, perciò ho pensato di fare una pausa e soddisfare la mia curiosità. Sarà compresa nel pacchetto scannerizzazione, immagino. Non potevo lasciarlo solo soletto.

Il segnale si sentiva a malapena e continuava a sparire per poi riapparire, perciò tentare di agganciarsi alla fonte era una vera e propria rottura. Non appena sono riuscita ad intuirne la provenienza, ho capito che quel casino disarticolato si stava ripetendo regolarmente. Dal momento che seguiva uno schema, doveva trattarsi di qualche strano dispositivo EM tipo galleggiante o una cosa così. Ho iniziato a fantasticare sulla scoperta di qualche strano aggeggio alieno. Il cuore quasi mi usciva dalla tuta quando ho finalmente visto la fioca luce rossa lampeggiante.

Man mano che mettevo a fuoco l’oggetto, capii di aver trovato qualcosa di interessante tanto quanto gli alieni. La forma era inconfondibile. Era sicuramente un faro di emergenza. Ma da come era incastrato nell’asteroide, quasi come ne facesse parte, compresi che doveva essere vecchio. Molto, molto vecchio.

Determinata a saperne di più riguardo la sua strana scoperta, si è quindi recata da un esperto, il Professor Scott McGonigal del Museo Mōhio.

Professor McGonigal: Il solo faro rappresentava di per sé una scoperta interessante, ed accettai con entusiasmo quando la Sig.ra Ganesh lo offrì generosamente al Museo se l’avessi aiutata a comprendere il segnale che stava trasmettendo. Iniziammo così a lavorare insieme per svelare i suoi segreti.

Il faro di emergenza era stato consumato dal tempo. Le celle di energia funzionavano a malapena, con gli involucri pesantemente corrosi, e le parti elettroniche erano quasi completamente deteriorate in seguito all’esposizione, perciò era veramente un miracolo che fosse ancora in grado di trasmettere qualcosa. Le mie stime iniziali, basate sul tasso di decadimento, diedero all’oggetto un’età di almeno mezzo millennio. Lavorando all’interno dei serbatoi per la preservazione a zero-G del nostro laboratorio, riuscimmo a recuperare dalla banca dati estremamente danneggiata un numero di registrazione incompleto e delle coordinate di lancio.

Perlustrai gli archivi di registrazione per vedere se fossi riuscito a trovare l’identità della nave scomparsa che aveva lanciato quel faro, mentre la Sig.ra Ganesh indagava sulle coordinate.

Kamelia Ganesh: Avere a che fare con le coordinate era come dover trovare un ago in un pagliaio. Non solo erano incomplete, ma senza sapere quando fossero state registrate, la posizione estrapolata da esse poteva essere ovunque in un’area piuttosto ampia del Sistema. Al lavoro sulla mia mappa stellare, ho tracciato un’infinità di rotte senza scoprire nulla. Non volevo ammettere che eravamo finiti in un vicolo cieco, ma calcolando anche il fatto che il relitto sarebbe stato quasi sicuramente senza energia e che avrei potuto finire per andare alla deriva, sentivo che imbattersi in chiunque avesse lanciato il segnale sarebbe stato praticamente impossibile.

Professor McGonigal: Nonostante gli archivi dessero numerosi risultati possibili per il numero di registrazione parziale, nessuno di essi corrispondeva al profilo che stavamo cercando. Tutte le navi più recenti erano ovviamente state escluse, così come tutte quelle registrate come ritirate dall’attività. Dopo settimane di esaminazioni sulle storie dei candidati rimanenti, parve che la nave dal quale il nostro faro era stato lanciato semplicemente non esistesse nei nostri archivi. Purtroppo, dovetti abbandonare la ricerca e tornare ai miei compiti nel museo.

Senza più una pista da seguire, le ricerche del duo giunsero ad una deludente conclusione. Come consolazione, il Professor McGonigal invitò Kamelia a partecipare all’inaugurazione dell’esibizione che avrebbe ospitato da lì in poi il faro.

Professor McGonigal: Posizionammo il faro nell’ala dedicata alla Storia del Volo Spaziale. Venne messo al fianco di altri ragguardevoli fari di emergenza scoperti durante l’espansione tra le stelle dell’Umanità. Come curatore, non posso essere più felice nel dire che la sua inclusione nell’esibizione è ciò che ci ha donato la rivelazione più importante.

Kamelia Ganesh: Le iscrizioni laser erano quasi completamente scomparse sull’esterno, ma qua e là c’erano ancora dei marchi. Avevamo pensato che uno di essi potesse essere quel che rimaneva dello stemma UNE, dal momento che il pattern sembrava lo stesso, ma dopo averlo visto accanto ad un altro faro con un simbolo simile, notai che qualcosa non andava.

Professor McGonigal: Siano benedette le sue capacità di scansione, perché non so quanti esperti avrebbero saputo notare la differenza. Ma una volta che la fece notare, era chiara come il sole. Lo stemma non era affatto quello delle Nazioni Unite della Terra (United Nations of Earth – UNE). Si trattava infatti di quello simile che rappresentava l’Alleanza Nord-Americana della Vecchia Terra (North American Alliance – NAA). Il faro era ancor più vecchio di quanto avevamo pensato.

Lo stemma NAA non venne più utilizzato a partire dalla metà del 23° secolo, il che significa che il faro trovato da Kamelia risaliva ai primissimi anni di esplorazione spaziale dell’Umanità. Ma come ci era finito su Croshaw?

Professor McGonigal: Con questa nuova informazione, cominciai a capire perché non fossi riuscito a trovare la nave negli archivi di registrazione. Sapendo che la nave doveva trovarsi nei registri NAA, viaggiai sino all’Università di Rethor per accedere direttamente alla loro libreria dati. Come previsto, riconfigurando la sequenza alfanumerica nel formato NAA, ottenemmo un primo successo. Quello che la Sig.ra Ganesh aveva trovato era un faro di emergenza lanciato da una delle prime navi ad aver mai viaggiato attraverso un punto di salto, la Goodman.

All’infuori dell’Aremis, la Goodman ha sempre rappresentato uno dei grandi misteri irrisolti dell’Umanità. Una nave carico di Tipo-IV, nell’agosto del 2262 era partita per un viaggio di consegna verso una stazione in orbita attorno a Sol VIII. La nave non arrivò mai. Sparito senza lasciare traccia, il povero vascello e le otto anime a bordo furono vittime del fenomeno conosciuto al tempo come Triangolo di Neso, e che ad oggi sappiamo tutti essere il punto di salto Sol-Croshaw.

Professor McGonigal: I ricercatori avevano provato a localizzare la Goodman fin dalle prime esplorazioni Umane di Croshaw, e quasi settecento anni dopo, la Sig.ra Ganesh era riuscita a trovare un pezzo importantissimo del puzzle. Incredibile.

Kamelia Ganesh: Quando dici che ti si accende la lampadina, presente? Ecco perché le coordinate non avevano senso. Non erano incomplete, erano proprio per un altro Sistema. Sapete, dal momento che le coordinate interstellari non erano ancora in uso al tempo, la Goodman deve essersi trovata costretta a trasmettere la sua posizione usando la vecchia mappa di Sol. Riuscite ad immaginare quanto spaesati devono essere stati gli uomini della Goodman quando sono stati risucchiati nel salto per vedere infine un altro sole?

Sono tornata immediatamente su Croshaw iniziando nuovamente le ricerche. Questa volta, con la mappa stellare regolata al 2262 e le coordinate trasposte con il metodo Sol sui nostri standard attuali, sono stata in grado di individuare il luogo dal quale la Goodman ha lanciato il faro. Iniziando da lì ed immaginando che la nave deve essere andata alla deriva allontanandosi da qualsiasi rotta di volo, considerando che non è mai stata trovata, ho iniziato a fare quello che so fare meglio, le scansioni. Mi ci è voluto un po’, ma le cose che contano solitamente si fanno attendere. Dopo settimane di osservazioni, i miei scanner si sono accesi nel momento in cui hanno rilevato la traccia della Goodman e che mi venga un accidente se non era proprio lì nel bel mezzo di Croshaw, a galleggiare tranquillamente nell’oscurità.

Appena la notizia arrivò alla stampa, la scoperta venne accolta come il ritrovamento archeologico del secolo. La gente era stupita ed affascinata da un pezzo di storia che era rimasto a galleggiare così vicino a loro, in attesa di essere trovato.

Professor McGonigal: Stiamo ancora cercando di ricostruire quel che è successo all’equipaggio della Goodman una volta che sono giunti nel Sistema studiando ciò che è rimasto a bordo, ma anche se non scopriremo mai tutta la storia, la sola nave rappresenta un pezzo importante dell’esplorazione delle stelle da parte dell’Umanità.

Kamelia Ganesh: Qualcuno mi chiede se adesso cambierò lavoro, alla scoperta di antichi relitti a tempo pieno. Ma ad essere onesta, il ritrovamento di una vita basta e avanza per me. Sono solo felice di aver scoperto un pezzo in più della nostra storia.

La Goodman attualmente è esposta presso il Museo Mōhio e ci sono speranze che anche altri relitti scomparsi attraverso il Triangolo di Neso possano essere presto scoperti su Croshaw ora che gli archeologi sanno meglio dove guardare, grazie all’incredibile lavoro di Kamelia Ganesh.

 

Articolo originale disponibile presso Roberts Space Industries.