Sebbene lo sviluppo di Star Citizen e le novità su Squadron 42 procedano a rilento, potremmo vedere la conclusione della vicenda Crytek vs Cloud Imperium (Games) entro la fine dell’anno.

Se siete completamente a digiuno degli avvenimenti, qui potrete trovare un riassunto di quanto accaduto lo scorso anno.

Da allora, non sono mancate le novità, di cui abbiamo ampiamente parlato nei nostri Comm42 e Tavola Rotonda.
Dopo il botta e risposta iniziale delle due società ed una risposta preliminare del giudice Dolly M. Gee nel 2018, che aveva rigettato alcune delle accuse di Crytek, gli americani ed i tedeschi erano finalmente entrati in discovery.
Questa è una fase obbligatoria di qualsiasi processo civile americano e prevede che le parti in causa si scambino dati per appurare lo stato delle cose ed impostare la propria strategia difensiva o offensiva. Tale dialogo era ormai in corso dalla scorsa estate ed era stato preceduto da un ordine cautelare del giudice Dolly che, su richiesta della CI, aveva costretto Crytek ha versare cinquecentomila dollari di cauzione per permettere il prosieguo della causa. Si tratta di una prassi comune negli USA per le richieste di giudizio in cui siano coinvolte società straniere in veste di accusatore, al fine di evitare che esse possano eludere qualsiasi ripercussione qualora la causa si traduca in un nulla di fatto.

Venendo agli ultimi sviluppi, ad inizio anno la società tedesca ha richiesto l’annullamento della causa senza pregiudizio per mancanza delle condizioni necessarie a procedere.
Nella fattispecie, dopo il ridimensionamento delle accuse dovuto sia ad un cambio di tattica da parte di Crytek (che di recente ha rinunciato a portare avanti la questione copyright, Faceware e Bugsmashers), sia al giudizio preliminare del togato Dolly M. Gee, erano rimasti in piedi solo due punti oggetto di discussione (dei sette originali): l’utilizzo del CryEngine per lo sviluppo di Squadron 42, in violazione dei termini di contratto, e la rimozione dei loghi Crytek e CryEngine dalle schermate di gioco di Star Citizen.
Adesso, la compagnia di Francoforte sembra riconoscere quanto CI ha ribadito fin dall’inizio della causa: dal momento che Squadron 42 non è ancora stato rilasciato, non è attualmente possibile stabilire tramite quali canali esso sarà distribuito all’utenza.
Nel contratto originale stipulato dalle due controparti, Crytek concedeva a Chris e compagni la licenza di usare il CryEngine per lo sviluppo di Star Citizen e Squadron 42, a patto che essi venissero venduti e distribuiti insieme. Dall’inizio del 2017, invece, CI aveva iniziato a vendere i due giochi separatamente, strategia che la società tedesca aveva visto come una violazione dei termini contrattuali. Dal momento che, però, il gioco single player è ancora in sviluppo, Crytek si trova impossibilitata a dimostrare la consistenza di tale violazione.
In aggiunta a questo, pare che a Maggio 2019 la compagnia di Francoforte abbia contattato Amazon per verificare alcune informazioni condivise da CI durante la fase di discovery. Nel successivo scambio email, Amazon ha confermato di aver concesso alla società di Chris Roberts la licenza di utilizzo di svariate versioni del CryEngine, rendendo effettivamente superato il contratto oggetto della causa.

A detta della firma Taylor – Goldman, che difende la compagna di Santa Monica, questo è il reale motivo per cui Crytek, ora, ha deciso di fare dietrofront. Lo spettro dell’annullamento della causa per inconsistenza delle accuse sembra aleggiare sulla compagnia tedesca, che quindi vorrebbe portare in salvo quanto possibile, ovvero la cauzione pagata sei mesi fa.
Pertanto, la contro-richiesta di CI è sì di annullare le mozioni di accusa, ma con pregiudizio, nonché di riscattare la somma depositata da Crytek a saldo delle spese legali sostenute finora, che sembrerebbero ammontare a più di novecentomila dollari.

Quella che pare essere l’ultima fase delle vicissitudini giudiziarie di Chris Roberts è pertanto incentrata su questi due punti: la cauzione e il pregiudizio di annullamento.
Qualora le accuse venissero archiviate senza pregiudizio, Crytek potrebbe tornare alla carica dopo l’uscita di Squadron 42 e trascinare nuovamente la CI in tribunale.
Secondo gli avvocati difensori, questa eventualità danneggerebbe oltremodo la compagnia americana, che non solo è stata costretta a sostenere una causa priva di merito che si sta traducendo in un nulla di fatto, con ampio dispendio di tempo, denaro e risorse umane, ma potrebbe anche, un domani, dover rifare nuovamente tutto da capo, con ulteriori danni economici e d’immagine.
Il comportamento di Crytek, le sue condizioni economiche e le prove addotte da CI sarebbero dunque sufficienti, sempre a detta della difesa, ad attivare quella parte della legge americana che protegge le aziende da inutili e dannosi iter processuali come quello in oggetto, con conseguente punizione della società tedesca ad almeno il pagamento della cauzione precedentemente depositata ed il rigetto con pregiudizio dell’accusa dei loghi Crytek e CryEngine non riportati sulle schermate di gioco.
Questo, qualora il giudice non decida che i fatti finora riportati non siano sufficienti a decretare l’annullamento della causa nella sua interezza.

Il dado è tratto. Ormai non ci resta che aspettare la contro-risposta della Crytek ed il giudizio finale del giudice M. Gee su quest’ennesima mozione, che dovrebbe arrivare per la fine del secondo trimestre 2020.

Fino ad allora, ci si vede nel ‘Verse.

Darnos